La postina della via Latt(ica)

Le Feste. No! Non è il solito articolo riguardante le ricorrenze natalizie ma il nome del paese, frazione di Gosaldo, in cui ho finalmente conosciuto Liliana. Siamo in provincia di Belluno a 1200 mt di altitudine in una montagna incontaminata la cui cornice sono le meravigliose Dolomiti.

Qui Liliana De Nato ha deciso che era il posto in cui avrebbe potuto e dovuto insidiarsi per dedicarsi ad un’attività in simbiosi con il territorio e farsi promotrice di esso. Circondata da boschi di faggio e abeti alleva le sue bimbe, le Camosciate delle Alpi.

Ne cura il territorio in modo sostenibile seguendo tutta la filiera dal pascolo dei suoi animali, all’alimentazione attenta fino al prodotto finito realizzato artigianalmente nel suo piccolo caseificio. Cosa l’ha portata fin qui? La “rabbia”!

Io vado, loro vengono. Io vado, loro vengono” diceva Liliana durante il suo viaggio verso l’ufficio postale. E si poneva l’interrogativo del perché ci spostiamo da una parte all’altra, invertendoci il luogo. E questa sorta di insofferenza mentale e fisica cresceva sempre di più un po’come la rabbia che cresce cresce e poi si sfoga! Esplode! La risposta adattiva della rabbia risiede nell’istinto di difendersi per sopravvivere all’ambiente in cui ci si trova.

E lascia il lavoro di tessitrice di rapporti, contatti, strade. Dice addio al suo impiego per dedicarsi ad un’attività che le dia soddisfazione e sia parte integrante del territorio e della natura. Qui si respira voglia di innovazione continua, si respirano i valori del rispetto della natura e di ciò che ci consegna, del benessere animale e di come valorizzarne il latte anche di una singola capretta.

Dalla visita resto affascinato dall’orto di cavoli, bellissimi da vedere, dalla cura per le piante officinali e i loro profumi per me del tutto inediti, dai coniglietti, dalle capre cashmere, dai dolcissimi e teneri asini, senza tralasciare le galline ovaiole di diverse razze. Liliana inoltre con l’aiuto impegnato del marito Giocondo coltiva zafferano prendendo parte allo Zafferano Dolomiti con una cinquantina di produttori. Per non farsi mancare nulla in cima al ripido pendio dietro casa, hanno un piccolo allevamento di api 7/8 alveari.

Nel tempo Liliana cura la sua formazione tecnico casearia, all’Accademia d’arte Casearia (colleghi corsisti a distanza di pochi anni) e soprattutto ne studia le normative in fatto di PPL

Piccole Produzioni Locali (PPL) della Regione del Veneto.

Con questo progetto la Giunta Regionale ha definito un percorso per la vendita di prodotti agricoli in piccole quantità da parte del produttore primario, nel rispetto dei seguenti principi:

  • la sicurezza igienico-sanitaria degli alimenti prodotti e venduti;
  • la produzione e vendita degli alimenti come integrazione del reddito;
  • la possibilità di commercializzare in ambito locale i prodotti che derivano esclusivamente dalla propria produzione primaria.

Al progetto aderiscono centinaia di piccole aziende che producono alimenti e li vendono al consumatore finale e al dettagliante locale nella provincia dell’azienda e nelle province confinanti.

Nel 2017 prende le capre Camosciate delle Alpi . Ad Oggi sono 14 in totale. Ognuna la chiama per nome e ognuna ha la sua caratteristica che la contraddistingue dalle altre. Alimentazione curata con attenzione dall’erba di secondo e terzo taglio al fieno selezionato appositamente.

Camoscio, Sottiletta, Scornetta, Carolina sono solo alcune, ogni nome scelto per un motivo specifico e una storia da raccontare. E poi c’è Baby…

Dovete sapere che la produzione media di una capra è di circa 2 litri e mezzo al giorno di latte o almeno due litri. Baby ne produceva soltanto uno. Vi starete chiedendo dov’è il problema.

In un allevamento “standard” composto da molti capi, solitamente un litro è poco. Liliana non ci sta! Vuole valorizzare quel singolo litro di latte perché è ciò che Baby riesce a produrre. Da qui nasce il doux de lait, una crema spalmabile estremamente dolce e cremosa dal gusto di caramello mou. Una libidine vi posso assicurare!

Liliana mi porta a conoscere anche i suoi asini, oltretutto utili per lo sfalcio dell’erba e per la pulizia del bosco. Un’occhiata allo Skandolèr (vi lascio la sorpresa quando andrete a trovarla) attraversando il bosco curato e valorizzato con cartelli dedicati alla descrizione di alberi e piante.

Se già fin qui la visita è stata un’esperienza unica ed entusiasmante per la dedizione e il tutt’uno con il territorio, l’assaggio dei prodotti e in particolar modo dei formaggi è qualcosa di unico e irripetibile.

Su tutti resto sorpreso, ammaliato e stregato dalla Burisola, da poco vincitrice a Caseus Veneti 2021 per la categoria Formaggi di capra coagulazione prevalentemente acida. Sia nella versione fresca di un mese e mezzo che in quella stagionata di 4 mesi questo prodotto regala emozioni. Intensità, dolcezza, acidità, sentore animale, complessità, solubilità pazzesca. Anche in abbinamento con la confettura di zucca santa bellunese, PAT (Prodotto agroalimentare tradizionale), si apre un assaggio romantico ed estremamente bilanciato, piacevole anche per me che non amo troppo gli abbinamenti con marmellate e confetture.

Gli altri anche in questo caso ve li lascio scoprire, magari vi porto con me a conoscere Liliana che ormai è come una zia acquisita..e ricordate che se non doveste trovarla al vostro arrivo, iniziate a dare un’occhiata ai formaggi esposti nel frigo sul ciglio di casa e… Rilassatevi!!

Vi lascio con un’ultima curiosità (ce ne sono tante altre): l’origine del nome Burisola.

Termine utilizzato nel gergo del seggiolaio ,Kónza, del tempo, significa capra. Su questo Liliana con l’aiuto del marito Giocondo ne ha redatto un dizionario e ne va giustamente fiera. Lo scabelament del contha (“gergo del seggiolaio”) era un linguaggio gergale in uso presso i seggiolai di alcune località agordine e dei dintorni. Gli artigiani inventarono un lessico assolutamente particolare per poter comunicare tra di loro senza che informazioni e segreti venissero compresi dai clienti

Pubblicato da Andrea Dei Rossi

Un blog sul Formaggio guidato dalla passione. Punto a promuovere e valorizzare il formaggio dagli aspetti della produzione a quelli della sua commercializzazione. Il racconto del formaggio tra Malghe, Aziende agricole e Caseifici dalla voce dei protagonisti

3 pensieri riguardo “La postina della via Latt(ica)

  1. Leggere la mia storia come la racconti tu è come godersi un film, mi stupisco a vedere descritti dettagli della mia vita che nell’arco della giornata lavorativa sfuggono perfino a me. E poi narrare di agricoltori appassionati e conoscerli tramite le tue storie ci arricchisce di esperienze di vite. Grazie Andrea!

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